domenica 27 gennaio 2013

Disimpegno morale

Nell'ambito della teoria social-cognitiva Bandura introduce la concezione di meccanismi di disimpegno morale la cui funzione è di disimpegnare temporaneamente la condotta dei principi morali. Questi meccanismi vengono attuati in concomitanza di una situazione in cui ci siano notevoli vantaggi per una persona ma le azioni stesse che porterebbero al raggiungimento di tali obiettivi proficui vengono ritenute degne di biasimo per il soggetto. Difatti la condotta trasgressiva, secondo quanto teorizzato da Bandura, è regolata da due principali tipi di sanzioni: le sanzioni sociali per le quali chi opera un'azione "socialmente deplorevole" viene esposto a una punizione o a una censura dalla società e le sanzioni internalizzate che operano in modo anticipatorio rispetto al comportamento. Queste ultime rispondo a principi morali consolidati nella persona e la espongono a sentimenti di autocondanna e di riprovazione per il proprio comportamento.
Dunque come attuare un comportamento di "cattiva" condotta per ottenere un vantaggio personale senza pertanto intaccare il proprio senso di autostima e autorispetto? I già citati meccanismi di disimpegno morale risolvono il dilemma inibendo la sanzione interna: non solo non si proveranno sentimenti di riprovazione ma l'autostima rimarrà integra e verranno perseguiti una serie di vantaggi personali.
Questi meccanismi sono utilizzati con più frequenza in età adulta, grazie a una maggiore sofisticazione dei processi cognitivi che consente di trovare più facilmente una giustificazione al proprio operato.
I meccanismi distinti da Bandura sono otto e agiscono su tre diverse fasi del processo di regolazione dei comportamenti: sulla valutazione della condotta in sé, sulla valutazione delle conseguenze dell'azione e sul giudizio nei confronti delle vittime.
Ecco una breve descrizione degli 8 meccanismi di disimpegno morale:
  1. Giustificazione morale: i comportamenti considerati riprovevoli vengono considerati da un punto di vista diverso e riconducibile a ideali superiori per cui vengono accettati e giustificati in nome di essi. La religione, la patria, la famiglia e l'onore vengono richiamati spesso come scusanti per una azione malevola.
  2. Etichettamento eufemistico: un'attenuazione della violenza associata alle parole con cui viene nominata, ne sono un esempio espressioni come "bombe intelligenti", "pulizia etnica".
  3. Confronto vantaggioso: il confronto di un comportamento con altri a nostro parere analoghi, induce alla modifica del nostro giudizio, attenuando la valenza negativa dei comportamenti e addirittura trasformali in azioni morali. "Tanto è più oltraggioso l'operato confrontato, tanto è più probabile che la nostra condotta deplorabile appaia irrilevante o addirittura benevola" sottolinea Bandura.
    Non dobbiamo andar troppo lontano nell'espletare un esempio di tale meccanismo: in politica, i responsabili del governo giustificano spesso alcune decisioni poco corrette adottate nei confronti dei cittadini imputandone le responsabilità all'operato del precedente governo, che avrebbe adottato provvedimenti peggiori.
  4. Dislocamento delle responsabilità: quando non viene riconosciuto il ruolo attivo e consapevole del soggetto nell'azione anche la sua responsabilità, e conseguentemente il biasimo, si attenuano. La responsabilità dell'azione perseguita viene quindi attribuita ad autorità superiori giustificandosi in un "ordine" da parte di queste ultime.
  5. Diffusione della responsabilità: dal principio" se tutti sono responsabili allora nessuno è responsabile" si evince come il controllo morale si indebolisce quando la capacità di agire e le conseguenze negative sulla vittima vengono mascherate dalla condivisione con altri dell'azione.
    Il governo nazista fece leva su questo tipo di meccanismo coinvolgendo il popolo tedesco per giustificare sé agli occhi esterni sia per creare una giustificazione per i cittadini stessi, che in tal modo contribuirono nell'operare nella macchina di distruzione nazista (in contribuzione col meccanismo del dislocamento delle responsabilità).
  6. Non considerazione o distorsione delle conseguenze: evitando di pensare alle conseguenze negative delle proprie azioni, gli individui perseguiscono più facilmente l'obiettivo personale posto. Questa distorsione aiuta a formare una distanza tra il soggetto danneggiante e la vittima danneggiata, attenuando il controllo morale.
  7. Deumanizzazione della vittima: questo meccanismo agisce sulla capacità empatica di un individuo. Quando una persona viene "degradata" dal suo stato di essere umano viene meno la corrispondenza empatica di un secondo soggetto.
  8. Attribuzione di colpa: un espediente utile per trovare una giustificazione alla propria azione è quella di prendersela con avversari o con le circostanze che a detta dell'individuo sarebbero stati provocatori e avrebbero innescato per primi la catena di violenza. 

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