sabato 16 febbraio 2013

Empatia, simpatia e distress empatico

L'empatia è un'emozione basilare per la moralità, è la capacità di provare sentimenti analoghi a quelli di un'altra persona, senza trovarsi necessariamente nella sua stessa situazione. L'empatia ha un suo sviluppo nella persona attraversando diversi stadi che partono dalla nascita ( il pianto reattivo del neonato, una modalità definita “contagio emotivo”) fino a un totale incanalamento dell'emozione chiamato “empatia per la condizione esistenziale dell'altro” per cui l'identificazione empatica avviene in rapporto alle condizioni generali di vita dell'altra persona.
L'empatia non è l'unico elemento necessario per consolidare la moralità nei comportamenti e pensieri dell'uomo, da un'esperienza puramente empatica è necessario passarne a una simpatica. La simpatia difatti è un sentimento di preoccupazione per la condizione altrui che spinga a “prendersi cura” della persona sofferente ed a aiutarla a risolvere le sue difficoltà. Ci troviamo dunque di fronte a un comportamento più elevato, che coinvolge un nuovo meccanismo emotivo: il distress empatico. Tale meccanismo si attiva se si è osservatori de una situazione che provoca forte disagio ad una persona sia se si è la causa volontaria o involontaria della sofferenza altrui.
Se il distress è troppo elevato si verifica quello che viene chiamato l'effetto paradosso dell'empatia: il personal distress. L'osservatore in questo caso proverà una sofferenza maggiore della vittima e tenderà a commettere comportamenti avversi a quelli morali in quanto il disagio provato è tale da indurre le persone a evitare il contatto con la sofferenza altrui.

Due miei compagni di università nonché amici, hanno proposto sul loro blog un piccolo esperimento che si collega a un comportamento empatico: un complice finge uno svenimento in mezzo a una strada affollata. I passanti si fermeranno ad aiutare la "vittima"? O si conformeranno alla propensione generale della folla e andranno avanti? Ecco a voi il video:
 E il link del blog:   http://cipenseraqualcunaltro.blogspot.it/

L'eroe della metro

Wesley Autrey è un muratore di New York di 50 anni padre di due figli che sta aspettando con essi la metro.
Ad un certo punto un uomo cade sui binari.
La metro sta arrivando e tutti vedono i fari avvicinarsi.
Ci sono circa 75 persone e tutti restano immobilizzati. Il tizio caduto, tale Cameron Hollopeter, non riesce ad alzarsi e ormai c'è pochissimo tempo per intervenire.
La reazione di Wesley è immediata: lascia i figli a una signora lì vicino e salta sui binari, mette il tizio in mezzo ai binari -non c'è tempo per farlo risalire- e si sdraia sopra di lui. Il treno passa loro sopra lasciando uno spazio di 53 cm da terra. Lo spazio occupato dai corpi di Wesley e Cameron? 50 cm.

E' stato un pazzo diranno alcuni, è stato un vero eroe altri.
Dovete sapere che Wesley lavorando con le misure, metri e quant'altro, in pochi secondi valutò la possibilità di successo della sua azione, quindi possiamo dire che la sua azione non è stata totalmente sconsiderata.
Di certo bisogna sottolieare che ha avuto un corraggio da ammirare e che pochi, quasi nessuno a mio parere avrebbero dimostrato.
Ma perchè un uomo con una famiglia, che ha tutto da perdere ha deciso di compiere un atto tanto rischioso e quasi fatale?
"Non penso di aver fatto nulla di spettacolare. Ho solo visto qualcuno che aveva bisogno di aiuto. Ho fatto ciò che pensavo fosse giusto fare."

Forse è una speranza azzardata, ma spero che se mai mi ritrovassi in una situazione simile ci sia un Wesley pronto ad aiutarmi. Ma il vero dubbio è: e se dovesse capitare il contrario? Sarei pronta a rischiare tanto per uno sconosciuto?